Diego Ceretta - Direttore - W
Ceretta, Auerbach e Ort
Teatro Verdi, Firenze
07/03/2024

"...con un Rachmaninov e due Scarlatti. Qui la natura direttoriale rigorosa ma scioltissima di Ceretta si è rivelata anche in un arte dell’accompagnare di cui ci ha impressionato, in particolare, la prontezza nei rientri dell’orchestra sul pianoforte, in una sorta di meteora fiammeggiante, quanto mai fascinosa.Ma ma non meno convincente la sua Jupiter, sul podio di un’Ort veramente in grandissima forma: lo sbalzo delle dinamiche fra affermazioni accordali e delicate risposte dell’invenzione mozartiana, il nitore delle linee e delle sovrapposizioni, e infine, nel celebre e lungo finale in bilico fra “arte della fuga” e tragitti sonatistici, una graduazione molto abile e sapiente di quelle lunghezze e iterazioni, con risultato sempre fermamente controllato ma sempre nuovo e interessante. Bravo davvero, e successo ottimo per la Auerbach, per lui, per l’orchestra."

(Pierfilippo Baraldi, GbOpera)


"La Sinfonia n. 41 Jupiter diretta da Diego Ceretta appare molto compatta, è affrontata con sicurezza e piglio deciso, e realizzata attraverso un suono orchestrale sempre assai teso: è anche dolente e morbida quando serve ma senza sdolcinamenti inutili. Il giovane direttore milanese cura molto i rapporti fra le varie famiglie strumentali e sembra mostrare una particolare cura per i legni: sicuro nel porgere, sembra aver idee già molto chiare, a dimostrazione che non importa né correre né suonar forte per “fare” un'interpretazione."

(Fabio Bardelli, OperaClick)

Il barbiere di Siviglia
Teatro Regio, Parma
13/01/2024

"Ceretta è fra i nostri giovani direttori emergenti, e questo si sapeva, ma la sua prova è andata anche al di là delle aspettative: trasparenza nel suono, eleganza, accompagnamenti mai banali hanno caratterizzato la sua brillante e stilisticamente perfetta lettura dell’opera, a partire dalla applauditissima sinfonia."

(Mauro Balestrazzi, La Repubblica)

Concerto, Teatro del Maggio, Firenze
19/05/2023

“Il talento di Ceretta illumina il Maggio."
"Diego Ceretta intaglia la luce. Il neo direttore principale dell'Ort, prestato per una sera al podio del Maggio, lavora il suono grazie all'esattezza con cui manovra il congegno orchestrale. La perizia tecnica di per sé varrebbe poco se non fosse al servizio delle idee. E queste ci sono, limpidissime: si manifestano nella capacità di modellare la musica in architettura fiammante, moderna, scontornata. Quel che vuole, ottiene. Anche perché trova un'orchestra fulminea nel recepirne le richieste e persuasa ad accondiscendervi. Così venerdì sera, in sala "Mehta", Ceretta debuttato al Maggio. Lui, ventiseienne, scuola di Daniele Gatti, nel cartellone di guerra del teatro commissariato avrebbe dovuto far la parte del giovanotto di belle speranze. Invece è già un Maestro fatto e finito che vale più di quanto il festival ha proposto finora. La sinfonia "Dal Nuovo Mondo" di Dvořák, scrostata dal kitsch, scintilla come argenteria appena lucidata. E nel novello acido e grottesco del Concerto per violoncello op. 107 di Shostakovich, Ceretta ha per solista Julia Hagen, anche lei elettrificata.”

(Gregorio Moppi, LaRepubblica)


“Dire qualcosa di nuovo con una sinfonia famosissima e che vanta innumerevoli esecuzioni come la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 Dal Nuovo Mondo di Dvoràk è molto difficile; Diego Ceretta ce ne offre una una lettura compatta e tesissima dalla prima all'ultima nota. Colpiscono anzitutto la sicurezza e la decisione del giovane direttore, che con un gesto preciso domina con autorevolezza la compagine orchestrale e che fin dalle prime note della celeberrima composizione gioca le sue carte mostrando le sue idee chiare. D'altra parte la pagina si presta alle sue attuali caratteristiche direttoriali, fatte però non solo di impeto e tensione ma anche di grande ascendente sull'orchestra, che sembra conoscere nelle sue più riposte pieghe. Fin dal primo movimento Diego Ceretta esaspera i contrasti, ma sempre con criterio e facendo sì che questa caratteristica rientri in una “lettura” della composizione: basta però sentire con quali finezze definisce il secondo tempo (quello della famosa frase del corno inglese) per capire che il suo dominio sull'orchestra non è fondato solo sulla compattezza un po' esteriore e d'effetto, ma su una sua profonda conoscenza e sulla ricerca spasmodica di colori e piani sonori intensi e ed emozionanti.”

(Fabio Bardelli, OperaClick)

Concerto con Giuseppe Gibboni
Teatro Verdi, Firenze
21/02/2023

“ Non poca sorpresa ha suscitato anche l’autorevolezza e la maturità del direttore milanese, uno dei migliori allievi di Daniele Gatti. La perfetta concordia ha dato vita a un’esecuzione fantasiosa e trascinante del pezzo più atteso della serata con Ceretta impegnato ad assecondare le fiammate virtuosistiche e le tenere effusioni cantabili di Gibboni.... Il direttore, che aveva già avuto modo di presentarsi con ammirevole chiarezza di gesto nell’iniziale piccola Aubade di Lalo, si è poi fatto apprezzare ne la Suite da Pulcinella di Stravinsky resa con tratti di asciutta eleganza e una lettura vivace e trasparente del simpatico Boef sur le toit di Milhaud, come sempre assecondato dall’orchestra con una buona tenuta dell’insieme e alcune pregevoli uscite solistiche."

(Giuseppe Rossi, La Nazione)

“L'accompagnamento orchestrale di Diego Ceretta (anche se, visti i risultati, è limitativo parlare di ”accompagnamento”) è assolutamente esemplare per intensità e idee: sostiene il solista, sembra quasi spronarlo, tiene ottimamente in pugno la compagine orchestrale in un continuo dialogo. Nella seconda parte novecentesca sembra venir fuori ancora di più il piglio e il valore di Ceretta, un giovane direttore da seguire nei prossimi anni, alle prese con due composizioni che si rifanno piu o meno direttamente al Carnevale, col loro occhieggiare l'una al Settecento (quella di Stravinsky) e l'altra a musiche sudamericane cucite insieme all'interno di una travolgente forma-rondò (Le boeuf sur le toit di Darius Milhaud). Poche volte le filigrane strumentali stravinskiane sono apparse così naturali e pungenti, all'interno di una visione generale della Suite dal Pulcinella stringata e coerente, con la complicità di un'Orchestra della Toscana in gran serata, una compagine che mette in mostra un bel suono ed evidenzia ottime capacità delle prime parti che dialogano efficacemente fra loro."

(Fabio Bardelli, OperaClick)

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