“Il talento di Ceretta illumina il Maggio."
"Diego Ceretta intaglia la luce. Il neo direttore principale dell'Ort, prestato per una sera al podio del Maggio, lavora il suono grazie all'esattezza con cui manovra il congegno orchestrale. La perizia tecnica di per sé varrebbe poco se non fosse al servizio delle idee. E queste ci sono, limpidissime: si manifestano nella capacità di modellare la musica in architettura fiammante, moderna, scontornata. Quel che vuole, ottiene. Anche perché trova un'orchestra fulminea nel recepirne le richieste e persuasa ad accondiscendervi. Così venerdì sera, in sala "Mehta", Ceretta debuttato al Maggio. Lui, ventiseienne, scuola di Daniele Gatti, nel cartellone di guerra del teatro commissariato avrebbe dovuto far la parte del giovanotto di belle speranze. Invece è già un Maestro fatto e finito che vale più di quanto il festival ha proposto finora. La sinfonia "Dal Nuovo Mondo" di Dvořák, scrostata dal kitsch, scintilla come argenteria appena lucidata. E nel novello acido e grottesco del Concerto per violoncello op. 107 di Shostakovich, Ceretta ha per solista Julia Hagen, anche lei elettrificata.”
(Gregorio Moppi, LaRepubblica)
“Dire qualcosa di nuovo con una sinfonia famosissima e che vanta innumerevoli esecuzioni come la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 Dal Nuovo Mondo di Dvoràk è molto difficile; Diego Ceretta ce ne offre una una lettura compatta e tesissima dalla prima all'ultima nota. Colpiscono anzitutto la sicurezza e la decisione del giovane direttore, che con un gesto preciso domina con autorevolezza la compagine orchestrale e che fin dalle prime note della celeberrima composizione gioca le sue carte mostrando le sue idee chiare. D'altra parte la pagina si presta alle sue attuali caratteristiche direttoriali, fatte però non solo di impeto e tensione ma anche di grande ascendente sull'orchestra, che sembra conoscere nelle sue più riposte pieghe. Fin dal primo movimento Diego Ceretta esaspera i contrasti, ma sempre con criterio e facendo sì che questa caratteristica rientri in una “lettura” della composizione: basta però sentire con quali finezze definisce il secondo tempo (quello della famosa frase del corno inglese) per capire che il suo dominio sull'orchestra non è fondato solo sulla compattezza un po' esteriore e d'effetto, ma su una sua profonda conoscenza e sulla ricerca spasmodica di colori e piani sonori intensi e ed emozionanti.”
(Fabio Bardelli, OperaClick)