“La parte musicale dello spettacolo è memorabile. Gianluca Capuano, direttore «en titre» nel magico mondo bartoliano, si supera. Con Les Musiciens du Prince-Monaco, oggi senza se e senza ma la miglior orchestra «storicamente informata» in circolazione, e con il coro «Il canto di Orfeo» istruito da Jacopo Facchini, eccellente pure lui, Capuano lavora con una cura certosina su colori orchestrali, dinamiche, amalgami. Molte scelte di tempi sono sorprendenti, una per tutte appunto quella di un velocissimo «Che farò senza Euridice», idem i suoni che escono dalla buca, come gli arpeggi del fortepiano (quanto al flautista di «Che puro ciel», voglio la sua statua davanti al caffè Tomaselli). Però nulla è gratuito o esibizionista, secondo l’estetica del «famolo strano» che oggi impazza. Tutto, invece, ha ragioni musicali e drammaturgiche: e che ragioni forti. Il Gluck marmorizzato e statico del cattivo tempo antico è soltanto un remoto ricordo, d’accordo; ma non viene riproposto nemmeno quello barocchizzato a forza e anestetizzato nella pura ricerca del suono «originale» di molto passato prossimo. L’operazione tentata (e, quel che più conta, riuscita) da Capuano è quella di ricostruire una «fedeltà» sonora ma utilizzandola a fini espressivi, senza dimenticare che i bassorilievi classici del cavalier Gluck si affacciano già sull’era dell’Empfindsamkeit. Il nitore formale, la compostezza classica, la nobile semplicità si innervano di mille suggestioni, diventano carne e sangue, passione e tragedia: teatro. Da qui anche la scelta di un canto che rinuncia alla compostezza sedicente «gluckiana» per diventare all’occasione aspro, franto, declamato, tutto sulla parola.”
(Alberto Mattioli, La Stampa)
“Gianluca Capuano, Hofdirigent der Bartoli, entwickelt mit Les Musiciens du Prince – Monaco, eine Unmenge an feinen Stufungen vom Fahlklang über herbe, spröde Mixturen bis zum kräftigen Farbauftrag. Der Grundpuls ist hoch, Tempo-Architektur und dramatische Disposition sind so schlüssig, dass kein Premierengast Zwischenapplaus wagt.”
(Markus Thiel, Merkur)
“Spannungsreich gestaltet sich auch die Arbeit von Gianluca Capuano mit seinen Musiciens du Prince Monaco. Während ihn seine Studien zu historisch informierten Tempi mit der einen oder anderen Hörgewohnheit etwas sehr beherzt brechen lassen - die berühmte "Che faro senza Euridice"-Arie fegt verzweifelt aus dem neuerlichen Witwer hervor - zeichnet sich seine Interpretation vor allem durch eine Plastizität und einen Erzählreichtum aus, die nur durch konsequentes gegenseitiges Zuhören im Orchester entstehen können.”
(Austria Press Agentur)