"Troviamo la vera sostanza della produzione nell’arte sublime dei cantanti, soprattutto di sesso femminile, come il mezzosoprano russo Anna Goryachova e il soprano francese Mélissa Petit. Si è mai sentito Tancredi cantato bene, anzi, benissimo? […] la Goryachova e la Petit vanno ben oltre una bella esecuzione dei rispettivi ruoli; tra due artiste si forma una preziosa complicità, espressa tramite il profondo contatto umano tra gli innamorati e tramite la perfetta armonia nel canto, morbidissimo e ricchissimo di sfumature. Riescono a disegnare una forma d’amore sublime, non importa, se eterosessuale o omosessuale. Lo stesso Gioachino sarebbe rimasto incantato, se avesse sentito queste due voci; caldo e vellutato lo strumento del mezzo soprano russo, forte di una tecnica stupefacente e della capacità di fraseggiare in modo raffinatissimo; celestiale e squillante lo strumento del soprano francese. Entrambe prima fanno trattenere il respiro del numeroso pubblico in celebri assoli quali “O patria… Di tanti palpiti” di Tancredi e “Di mia vita infelice” di Amenaide, e poi lo mandano letteralmente in delirio”(Irina Sorokina, Ape Musicale)
"Groß, warm, sonor und rund tönt ihr Mezzo, unweigerlich leidet man mit, wie sie über so lange Strecken unnötig leidet, in der festen Überzeugung, die Geliebte würde sie hintergehen, denn sowohl sie wie auch Petit durchleben szenisch sehr eindringlich ihre schicksalhafte Beziehungskrise und ihre starken Gefühle zwischen Leidenschaft, Verzweiflung und Wut.”
(Karl Forster, Klassik-begeistert)
"Russin Anna Goryachova, in Wien an der Staatsoper mit ihrem Mezzosopran schon in der Titelpartie von Rossinis La Cenerentola sowie als exzellente Olga in Eugen Onegin aufgefallen, ist ein prägnanter, entschlossener Tancredi. „Di tanti palpiti“, die berühmteste Arie der Oper, oft in Konzerten zu hören, gelingt ihr gut.”
(Manfred A. Schmid, Online Merker)
"Goryachova displayed contralto-like, velvety richness of timbre, and her portrayal of Tancredi was commanding and highly sympathetic, sung to perfection. Negotiating her coloratura passages with limpid ease and naturalness.”
(Orsolya Gyárfás, bachtrack)